“Capitale europea del vivaismo” o “terra delle piante”: è questa la qualifica con la quale spesso Pistoia è conosciuta nel mondo. Sì, perché la principale attività economica nella nostra provincia è il vivaismo.
Un comparto, quello vivaistico pistoiese, che non è nato dal nulla o da un giorno all’altro, ma deriva da una lunga tradizione. Simbolicamente l’avvio di questo tipo di produzione a Pistoia può esser fatto coincidere con la creazione del primo vivaio: nel 1849 un giovane giardiniere pistoiese, Antonio Bartolini, iniziò la coltivazione di piante ornamentali destinate alla vendita e di lì a poco molti altri concittadini seguirono le sue orme. Ovviamente ciò fu anche frutto di una cultura secolare propria della Toscana, in cui le ville storiche, sin dai tempi dei Medici a Firenze, erano circondate da parchi dalla vegetazione bellissima, molto curati, che costituivano un modello da imitare per creare i giardini delle corti e dei signori d’Europa.
Da attività svolta in piccolo dai giardinieri, il vivaismo a Pistoia diventa imprenditoria in grande quando comincia ad essere praticato dagli agricoltori della zona, che col tempo ne fanno la loro principale fonte di reddito. Spesso a conduzione familiare, oggi a queste imprese vivaistiche si deve il 25% delle piante ornamentali prodotte in Italia e la nostra città è leader in Europa nella produzione di piante da ornamento esterno, giovani e secolari, sia per superficie coltivata che per l’ampio assortimento di specie e varietà; ed è proprio nel nostro continente che in buona parte vengono vendute, ma anche altrove nel mondo. Senza dubbio, al successo del vivaismo pistoiese ha contribuito molto il clima favorevole, piuttosto umido e mite, con la protezione dai venti freddi offerta dalla catena degli Appennini.
Pur con tutti gli aspetti negativi, legati allo sfruttamento del suolo e all’inquinamento derivante da pesticidi e fertilizzanti, contro cui senza dubbio bisogna agire, oggi Pistoia conta circa 6000 ettari di vivai e 38 milioni di piante prodotte all’anno con esemplari esportati in più di 50 Paesi, oltre a un vasto indotto: una vera e propria eccellenza del made in Italy, che la rende famosa nel mondo e che si sta cercando di valorizzare per farne una potenziale attrattiva anche sul piano turistico, trasformando la nostra città in “capitale europea del verde”.
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