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L’amico Antonio Troise mi ha chiesto di scrivere qualche riga al margine della sua mostra fotografica “Ombre e Luce di Pistoia”: Me lo ha chiesto pensando, secondo me a torto, che, come insegnante di storia dell’arte, lo scrivente sia capace di presentare queste sue foto meglio di quanto possa fare lui.
A mio giudizio invece, il titolo della mostra “Ombre e luce di Pistoia” illustra già perfettamente quella che è la poetica della sua attività fotografica: la luce, o meglio, la luce e la sua naturale antitesi, cioè l’ombra.
Antonio Troise gioca quasi tutte le sue foto sui contrasti tra luce e ombra, concedendosi solo in pochi casi qualche divagazione chiaroscurale più sfumata.
Del resto il soggetto delle sue foto, Pistoia, sua città di adozione, gli offre in questo senso infinite possibilità. Pistoia, con il suo impianto medievale (al netto delle ricostruzioni post-belliche) è una città ideale per chi voglia lasciarsi tentare da queste immagini dove le luci e le ombre giocano un ruolo preponderante.
La luce e l’ombra diventano così protagoniste assolute dei suoi scatti. Certo, c’è anche il taglio , l’inquadratura spesso molto originale, ma anche quella è fortemente caratterizzata dalla struttura urbana medievale che, con i suoi archi, le sue strade strette e le ombre gettate da una torre o da un palazzo vanno a incorniciare l’immagine da lui scelta, talora isolandola dal contesto, quasi a voler guidare lo sguardo dello spettatore verso quel monumento, verso quella finestra, quell’infilata di archi o quel semplice dettaglio, a volte isolandolo, a volte invece integrandolo con l’ombra proiettata da un colonnato o da un qualche altro elemento architettonico.
La Pistoia che Antonio Troise ci regala nei suoi scatti resta comunque, pur nella sua provinciale tranquillità, una città viva, una città dove le persone che la abitano si muovono, la percorrono e ogni tanto paiono fermarsi brevemente per contemplarla. Ma anche le persone che popolano le strade e le piazze dei suoi scatti sono persone sempre modellate dalla luce o più spesso dall’ombra. Perché in fondo Antonio ha pienamente ragione quando dice che è solo una faccenda di luce. Nient’altro.
Un grande ringraziamento ed non avevvo torto all’amico Narciso Di Cellini ?
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