Quando ci son salita avrò avuto quattordici o quindici anni e mi sono arrampicata fino in cima, aiutandomi con le mani, perché lì, dentro una pentola incastrata tra le rocce e con un coperchio a proteggerlo, c’era una specie di quaderno dove potevi firmare per testimoniare a tutti che c’eri arrivato: così lo scrissi anch’io il mio nome su quel libriccino sulla vetta del monte Libro Aperto. La denominazione curiosa di questo gruppo montuoso vicino al Passo dell’Abetone, uno dei più conosciuti e visitati dell’Appennino pistoiese, deriva dal fatto che è costituito da due monti affiancati: se li si guarda dalla Valle della Lima (cioè dal versante toscano e non emiliano) paiono infatti formare un grosso libro aperto appoggiato su un leggio. Le due cime sono il monte Rotondo (1937 m) e il monte Belvedere (1896 m) e dalla prima, la più alta, si ha un panorama magnifico: a nord sul monte Cimone (2165 mt.), a sud verso la valle della Lima e a est sul meraviglioso crinale, sottile come una lama di rasoio, fino ad arrivare al Corno alle Scale. Il Libro Aperto si può raggiungere in modo abbastanza semplice (con un itinerario di media difficoltà dal dislivello complessivo, tra sali e scendi, di 600 m circa), meglio nella bella stagione, partendo proprio dal Passo dell’Abetone, a 1388 m s.l.m.: la prima parte del percorso, circa 40 minuti, è una camminata tranquilla in una bella abetaia, che termina con l’arrivo al Monte Maiori e poi la discesa verso il valico chiamato “Foce della Verginetta”, dove c’è un rifugio e ci si può fermare a mangiare; lungo il percorso si trovano anche i cilindri in pietra che segnavano i confini tra Granducato di Toscana e Ducato di Modena. Dopo si esce dal folto della vegetazione e ci si inizia a muovere sul crinale allo scoperto, salendo parecchio in cresta, tra prati con pietraie, punteggiati da colorate sassifraga, semprevivo e genzianella, rododendri (qui c’è una splendida colonia di questa specie protetta, che fiorisce di solito in luglio), piante di mirtillo e altra flora di montagna. In due ore e un quarto circa si arriva alla vetta, da cui si gode di una visuale splendida sulla dorsale dell’Appennino e, nelle giornate più limpide, anche su alcune cime delle Alpi. Il senso di stordimento davanti a tanta bellezza e la sensazione di dominar tutto da lassù danno un’emozione che non è facile descrivere.
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