Tutti i pistoiesi lo conoscono, ma magari non tutti sanno la sua storia: quella del Pozzo del Leoncino, che oggi domina la Sala dal centro della piazza. Posto sopra tre scalini in pietra serena, è una costruzione circolare in calcare, con due colonne laterali e capitelli sormontati da un architrave con sopra un leoncino: l’animale regge uno stemma con la zampa anteriore sinistra, volgendo la testa dall’altra parte; sull’architrave c’è un fregio che riporta scolpiti anche gli stemmi di alcuni di quelli che furono Capitani del Popolo e il simbolo di S.Jacopo.
Lo scultore che lo realizzò nel XV secolo era il fiorentino Francesco di Gaggio e l’opera fu messa sulla Sala dopo il 1453, al termine di un riordinamento del vecchio mercato. Ma quel Leoncino che ha dato il nome al Pozzo inizialmente non c’era: venne aggiunto solo nel 1529, poco prima della caduta della Repubblica Fiorentina, come ringraziamento a Papa Clemente VII, che aiutò il ritorno dei Medici a Firenze, e anche ad indicare la soggezione di Pistoia a Firenze (il Leoncino è infatti il Marzocco di Firenze).
Ma il bel Pozzo del Leoncino dovette “migrare” in piazza del Duomo durante la Seconda Guerra Mondiale. Fu infatti gravemente danneggiato dal bombardamento della notte tra il 24 e il 25 ottobre del 1943 e, dopo il restauro a cura dell’Opificio delle Pietre Dure di Firenze, lo si collocò in Piazza del Duomo, perché sulla Sala era stata creata una struttura di cemento armato per ospitare al coperto il mercato. Fu riportato nella sua sede originaria solo alla fine degli anni ’80, quando l’orripilante “gabbione” (così veniva chiamato dai cittadini) allestito in piazza della Sala fu smantellato. Da allora il Leoncino è tornato a guardare ogni giorno, ad ogni ora, l’andirvieni dei pistoiesi, testimone silenzioso della vita nel cuore pulsante della nostra città.
Commenti degli utenti iscritti su Facebook