Boschi di abeti e faggi dove crescono ottimi funghi e deliziosi frutti di bosco, tra maestose vette coperte di neve in inverno: siamo all’Abetone, il comune più alto della nostra provincia, 1388 metri al Passo delle Piramidi (fatte costruire dal Granduca di Toscana Pietro Leopoldo), che un tempo segnavano il confine con la provincia quella di Modena. Località molto conosciuta della nostra montagna , fu istituito nel 1936 con Regio Decreto sotto il governo fascista, prendendo una parte del territorio di Fiumalbo e una parte di quello di Cutigliano. Dunque l’Abetone amministrativamente è giovane, ma la storia dei suoi territori è al contrario molto lunga: da sempre luogo di valico degli Appennini, si dice che vi sia passato addirittura Annibale per entrare in Etruria, tanto è vero che c’è un Passo che porta il suo nome; nel 1766 inoltre, qui si iniziò la costruzione della strada che doveva collegare il Ducato di Modena con il Granducato di Toscana, ovvero l’attuala Strada Statale 66. Viene frequentato da turisti sin dalla metà dell’800, anche da personaggi stranieri e di un certo rilievo. Come Francesca Alexander, americana di Boston, figlia di una ricca ereditiera e di un pittore, che sin da ragazza, assieme ai genitori, vi trascorreva le vacanze: si affezionò molto al posto e alla sua gente, di cui si prese cura, aiutando i poveri; tra gli altri, anche la poetessa pastora Beatrice di Pian degli Ontani, di cui divenne amica e della quale cercò di promuovere gli stornelli improvvisati. Con l’unità d’Italia (1861) e l’eliminazione dei confini regionali iniziò un certo declino del paese, anche per la costruzione della Porrettana, la linea ferroviaria che univa Toscana ed Emilia-Romagna. È all’inizio del secolo che cominciò la ripresa, soprattutto con la crescita come centro turistico, estivo ed invernale. Negli anni del fascismo anche i gerarchi fascisti lo frequentarono: la famiglia di Ciano si recava sempre lì in vacanza, sia in estate che in inverno. L’Abetone è stato anche fucina di campioni dello sci, che vinsero molto nel secondo dopoguerra: su tutti Zeno Colò, uno dei più grandi sciatori italiani di tutti i tempi, vincitore, tra l’altro, della medaglia d’oro nella discesa libera Campionati Mondiali di Sci di Aspen del ’50, e Celina Seghi (ancora in vita). Il grande boom come stazione sciistica è tra gli anni ’70 e gli ’80, mentre dagli anni ’90 di nuovo si registra una certa flessione, che continua tuttoggi. Molte attività legate al turismo hanno infatti chiuso: alberghi, impianti, bar e ristoranti. E certamente il cambiamento del clima, per cui scende sempre meno neve, non giova a questo bel paesino dei nostri monti, che sogniamo possa tornare ai vecchi fasti.
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