All’inizio del nostro Appennino tosco-emiliano, c’è una località che domina due valli e offre un bellissimo panorama, proprio a ridosso del passo omonimo: è Collina Pistoiese. A 932 m s.l.m., ma non troppo lontano dalla pianura, il borgo di Collina, che si raggiunge percorrendo la Porrettana (SS 64) sino al traforo del Signorino, è un centro piuttosto giovane, le cui prime case sorsero nel 1847. Fu allora infatti che venne aperta la famosa Via Leopolda, la strada voluta dal Granduca Pietro Leopoldo per collegare Toscana ed Emilia attraverso l’Appennino. Vi nacque pure l’Albergo Signorino, per anni struttura ricettiva rinomata, che ospitò anche grossi personaggi dell’arte e della cultura. L’affluenza dei turisti col tempo aumentò, sorse un secondo albergo, bar e affittacamere, campi da tennis e una chiesa e così divenne una prestigiosa località di villeggiatura: la bellezza del paesaggio, il clima fresco in estate, i buonissimi funghi che crescono nei suoi boschi di conifere, castagni, faggi e cerri, la fauna selvatica, i sentieri e i luoghi ricchi di storia ne fecero un centro molto frequentato, specie d’estate. Diventò molto conosciuto anche per la “cura del latte” prodotto dalle mucche locali e per la gara automobilistica di velocità Pistoia-Collina, cui diede il via il Touring Club di Pistoia nell’agosto del ’23.
Durante la II guerra mondiale qui stazionò a lungo un Comando della Linea Gotica, per la posizione strategica del paese, da dove si poteva controllare la pianura e buona parte della strada che conduceva al valico. Dagli anni ’60, a seguito dell’apertura del traforo che consentiva di arrivare dal Signorino al versante emiliano dell’Appennino senza fare il passo di Collina, la frequentazione dei turisti conobbe un brusco declino: bar, alberghi e ristoranti chiusero e in parte col tempo diventarono abitazioni, spesso estive. Ultimamente, però, la zona si è andata ripopolando, con una notevole crescita del numero dei residenti, persone che hanno deciso di far di Collina, paesino dal fascino tutto particolare, non più città e non ancora vera montagna, la loro casa.
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